Il monachesimo si diffuse a partire dal VI secolo d.C. come espressione di un estremo desiderio di perfezionamento da ottenere tramite un "cammino di ascesi" (rinuncia agli agi e intensa meditazione).
Il fenomeno nacque però nel III secolo principalmente nel mondo orientale (Palestina, Egitto...), dove tra i cristiani si diffuse l'usanza di ritirarsi in solitudine per pregare e meditare: molti fedeli infatti decidevano di allontanarsi dalle popolazioni e dalle comodità materiali per entrare in contatto con Dio tramite la povertà, la miseria e l'astinenza. Chi decideva di ritirarsi in questo esilio volontario (in caldi deserti o buie caverne) veniva chiamato eremita.
Dal IV secolo però iniziarono a riunirsi in cenobi, detti anche conventi o monasteri, sotto la guida dell'abate, il quale fissava le regole da rispettare nella comunità.
Nel IV secolo il cristianesimo occidentale si conformò alla regola di san Benedetto da Norcia (la
regola benedettina
), la quale seguiva il motto "
Ora et labora
" (prega e lavora). Il lavoro divenne quindi la miglior preghiera per i monaci benedettini
Il monastero divenne così un vero e proprio centro economico autonomo in cui la produzione in eccesso veniva messa in vendita. Era per questo che spesso nelle sue vicinanze sorgevano mercati o fiere.
Ma il lavoro manuale non era l'unico ad essere rispettato dai monaci. Essi infatti si dedicarono anche alla creazione di vere e proprie biblioteche, che venivano continuamente ingrandite grazie al lavoro degli amanuensi, i monaci che avevano il compito di trascrivere e copiare i codici. Contribuirono perciò in questo modo alla conservazione di opere letterarie e filosofiche.
Nonostante l'origine come fenomeno individuale, il monachesimo divenne ben presto una funzione missionaria, dove i monaci affrontavano viaggi pericolosi soprattutto per diffondere il cristianesimo in tutta l'Europa. Uno tra i più celebri fu san Bonifacio, il quale si spinse fino in Germania per convertire anche le popolazioni germaniche pagane.
Tra il VI e il VII secolo questa pratica si fuse con il monachesimo irlandese, il quale aveva come consuetudine quella di abbandonare la patria in un esilio volontario, cosa che portò numerosi monaci irlandesi a muoversi verso l'Europa. Il più grande rappresentante di questa spiritualità fu san Colombano, il quale fondò quello che divenne un importantissimo centro economico/culturale.
Ecco perché i monasteri, insieme alla Chiesa, erano elementi fondamentali di stabilità e di continuità in un mondo in rovina per colpa dei barbari.